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Psicologia della gravidanza

10 cose da non dire (e fare) a una donna in gravidanza

La gravidanza è un momento unico nella vita di una donna, ma porta con sé frequentemente alcuni fastidi: non bastano i sintomi, diversi per le varie fasi della gestazione (nausea, mal di schiena, insonnia, etc.), spesso ci si mettono nel mezzo anche parenti, conoscenti o addirittura perfetti estranei, che vogliono dire la loro anche non interpellati.

La gravidanza, infatti, attira molto le attenzioni di chi circonda la donna, soprattutto quando è in uno stadio avanzato e diventa evidente: la coppia di genitori viene bersagliata da commenti, consigli non richiesti, giudizi e critiche più o meno velate. Cosa non dire in gravidanza

Ecco alcune tra le “perle” più frequenti:

1) Previsioni sul sesso del nascituro: “pancia a punta non va alla guerra”, “sei imbruttita, si vede che aspetti una femmina”, “se duole l’anca la femmina non manca”, etc. Al giorno d’oggi esiste l’ecografia ed è possibile identificare il sesso fetale con ragionevole certezza già a partire dal 4° mese di gravidanza, è inutile quindi affidarsi alla “saggezza popolare” (?) per risolvere il mistero. Tra l’altro nei detti popolari aspettare una femmina è associato a dati meno positivi rispetto ad aspettare un maschio, e questo a mio parere è fastidioso e obsoleto.

2) “Stai ancora lavorando?” sembra un’innocua richiesta di informazioni, ma può nascondere un giudizio sociale. Se la donna in gravidanza lavora fino a gestazione inoltrata è una stakanovista incosciente che mette a repentaglio la salute di suo figlio. Peccato che la stessa società vuole che poi le mamme si rimettano in forma in tempi lampo dopo il parto e che tornino prestissimo al lavoro (l’astensione obbligatoria si prolunga al massimo per i 4 mesi successivi).

3) “Stai ancora guidando?”, “non ti devi chinare”, “attenta alle strade sterrate” sono tutti commenti che presuppongono un’inabilità legata alla gravidanza. La gestante in gravidanza fisiologica può praticare le sue normali attività per tutto il periodo. È vero che gli ormoni danno spesso sonnolenza e un grande senso di stanchezza, ma sarebbe importante che gli altri considerassero la donna capace di decidere da sola cosa sia meglio per lei.

4) “Vedrai che poi…” (segue racconto terroristico su quello che avviene nei primi mesi di vita del bambino). La gestante sa benissimo che non sarà una passeggiata accudire il bambino, gestire le alzate notturne e rinunciare agli spazi personali. Non occorre che glielo ricordino gli altri, generalmente genitori di bambini piccoli, che sadicamente ripropongono questa forma di tortura, che anche loro a sua volta hanno subito. Sarebbe bene che la gente imparasse a rispettare con delicatezza il momento che la coppia in attesa sta vivendo nel presente, senza anticipazioni catastrofiche sul futuro.

5) Toccare la pancia: questo è un gesto molto privato, che non tutte le mamme gradiscono, soprattutto quando viene da persone con cui non si è in grande confidenza. Equivale all’intimità di chi ti può accarezzare il viso o i capelli, ed è chiaro che un semplice conoscente non si dovrebbe mai permettere di farlo, se non chiedendo prima il permesso.

6) “Ti racconto il mio parto”. I racconti sul parto sono vietatissimi e le neomamme dovrebbero mantenersi sul vago quando ne parlano con amiche in gravidanza, soprattutto se il parto non è andato come si aspettavano (ad esempio se sono state necessarie manovre mediche invasive). Se interrogate, basta tenersi sul vago, ad esempio dire se in quell’ospedale ci si è trovate bene o non tanto bene. Sarebbe bene poter rispettare la “bolla emotiva” in cui si trova l’amica ancora in gravidanza: dare troppi dettagli mette ansia e ricordiamo che l’esperienza del parto è unica e personale per ogni donna.

7) Commenti sulla pancia: è grande, è piccola, è alta, è bassa. Il bello di questi commenti è che vengono spesso da persone, che non hanno una particolare competenza per pronunciarsi (è diverso se lo dice il medico o l’ostetrica), e incidono sulle paure segrete delle mamme. “È grande” viene tradotto emotivamente in “il bambino che porti in grembo è enorme e chissà se sarà in grado di passare da giù”. “È piccola” fa pensare che il bambino non sia cresciuto correttamente. “È alta” equivale a “ancora siamo lontani dal parto”, viceversa “è bassa” fa presupporre che il parto sia vicino (questo può spaventare molto la gestante, soprattutto se questo commento viene fatto in epoca pretermine, prima delle 36-37 settimane). È inutile anche confrontarsi con le altre gestanti, perché ognuna ha la sua struttura fisica, in termini di altezza e di corporatura scheletrica (ad esempio, la stessa pancia su una ragazza alta si vedrà di meno).

8) Commenti sulla forma fisica: “quanti kili hai preso, ti vedo molto ingrassata”, “come sei grossa, sembri una mongolfiera”, “ma sei sicura che non sono gemelli?”, etc. La gestante spesso già si vede grossa (una parola che ha assonanza con “grassa”), non occorre ricordarglielo. Piuttosto meglio fare un complimento in positivo, ad esempio “che bel colorito”, “che bella pancia”, “come è cresciuta”, “come sei bella”, etc.

9) “Ma sei di nuovo incinta?”. È normale che rimanga un po’ di pancetta nelle prime settimane postpartum, fare questa domanda a una neomamma è un commento mai gradito.

10) “Come allatterai?”, “stai allattando?”, “stai ANCORA allattando?”. L’allattamento non sfugge al giudizio sociale. È una domanda assurda chiedere a una donna in gravidanza le sue intenzioni sull’allattamento, e ancora di più entrare nella sfera intima che riguarda la durata dell’allattamento, un evento che ha un significato non solo nutrizionale, ma anche di relazione con il neonato. Se la mamma allatta, non allatta, o allatta un bimbo considerato troppo grande per la poppa riguarda solo lei e nessun altro.

Per natura, le mamme sono abituate alla pazienza, ma se ogni tanto scappa di mandare a quel paese qualcuno per i commenti poco opportuni, ebbene se la sono proprio cercata.

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