di

 

La cisti ovarica fetale rappresenta un reperto non raro nel feto di sesso femminile: l’incidenza è di uno su 2500 nati, ed è una delle cause più comuni di cisti addominali, dopo le cisti renali e la dilatazione intestinale.

Si pensa che origini dalla stimolazione ormonale materna, in quanto compare nel terzo trimestre. L’esame istologico rivela nella maggioranza dei casi la presenza di cisti follicolari, sono molto rari teratoma e cistoadenoma.

Ecograficamente la cisti ovarica si presenta come un’area anecogena rotondeggiante, solitamente unilaterale. Il segno della cisti figlia (=cisti dentro la cisti) è diagnostico per cisti ovarica. Il polidramnios si può associare nel 10% dei casi, soprattutto se la cisti è grande. Nella metà dei casi la cisti può cambiare aspetto nel tempo, diventando complessa o con un livello fluido all’interno. Questo può essere un segno di emorragia o torsione, e avviene più frequentemente se la cisti supera i 5cm di diametro. L’emorragia all’interno della cisti può essere causa di anemia fetale.

La diagnosi differenziale comprende le altre cisti addominali.

La cisti ovarica è solitamente un reperto isolato, e non si associa con aumento del rischio di anomalie cromosomiche.

La gestione di questa condizione prevede:

La presenza della cisti non modifica la via del parto. Se la cisti è molto grande, si può considerare la possibilità di drenarla (con un ago, come nel caso dell’amniocentesi) per prevenire una possibile distocia dei tessuti molli. Alcuni autori suggeriscono l’aspirazione di tutte le cisti sopra ai 5cm di diametro, al fine di ridurre il rischio di torsione e perdita della funzione ovarica, ma questa pratica non è validata dalla medicina dell’evidenza.

La prognosi è buona: la metà delle cisti ovariche regredisce spontaneamente nei primi mesi di vita. Cisti che persistono o hanno un aspetto complesso possono richiedere l’intervento chirurgico, che nel 40-70% dei casi può comportare la perdita dell’ovaio.