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Da sempre si attribuisce all’arte una funzione non solo estetica, ma anche terapeutica: fin dall’antichità sciamani e stregoni, vestiti con abiti colorati e caratteristici, accompagnano la somministrazione di pozioni con canti e danze, come ancora avviene in alcune parti del mondo. Io stessa ne sono stata testimone in occasione di un emozionante seminario, organizzato dal Centro di medicina integrativa di Firenze.

Quando nasce l’arteterapia?

Negli ultimi due secoli, alcuni settori della psichiatria si sono avvicinati all’arte come ponte di comunicazione con quei malati, che avevano perso il contatto con gli altri e con la realtà. L’arte, nelle sue varie forme, diventa il mezzo di espressione e di simbolizzazione di angosce interiori non narrabili con la parola, permettendo di elaborarle e di accettarle. Questo può essere particolarmente utile per i disturbi psicosomatici, in cui il sintomo diventa il simbolo del disagio interiore, che non è possibile esprimere altrimenti.

In altri casi, l’arte ha una funzione catartica o di aiuto a superare una perdita o un periodo particolarmente doloroso della propria vita. È ben noto che molti artisti hanno avuto periodi di estrema creatività proprio a seguito di vissuti drammatici.

In un senso più ampio, l’arteterapia ha il significato di tecnica di sviluppo e di trasformazione personale e solitamente viene gestita da personale non medico, ad esempio artisti o psicologi, che hanno seguito un training specifico.

L’arte può essere praticata autonomamente, in questo caso non ha la funzione di una psicoterapia, ma serve per aiutare l’individuo a realizzarsi attraverso un mezzo espressivo. L’arte diventa mezzo di autoguarigione naturale e insegna a esprimersi, a dare forma ai propri sentimenti, e a diventare sicuri di sé. In questo aspetto l’arteterapia si avvicina alle medicine olistiche e al counselling centrato sulla persona (Natalie Rogers, figlia di Carl, ha continuato il lavoro del padre applicandolo all’arte).

Quali sono le arti-terapie?

Le espressioni dell’arteterapia sono molteplici e comprendono: musica, danza, pittura, scultura, teatro, letteratura.

L’arteterapia è rivolta a tutti, non ha la pretesa di formare artisti, ma di mettere a disposizione un mezzo creativo, attraverso cui emergono le emozioni e si riesce a contattare il proprio io: la propria opera d’arte parla di noi e dice chi siamo e da dove veniamo.

L’arteterapia può essere una pratica individuale o di gruppo. In quest’ultimo caso, l’arte è mezzo espressivo che crea coesione e favorisce la comunicazione interpersonale.

Dipingere e disegnare, modellare la creta sono arti regressive, cioè aiutano a tornare bambini e a superare i blocchi inibitori. Favoriscono la fantasia e la creatività, lasciano affiorare ricordi o immagini, che non possono essere espresse solo a parole. Il collage di carta o stoffa può essere adatto a chi non si sente ancora sufficientemente sicuro per usare matite o pennelli.

Musica e danza permettono di entrare in contatto con la propria psicoritmia, cioè con i ritmi corporei naturali, modulando respiro e battito cardiaco. Il canto è la prima espressione dell’uomo preistorico e del bambino, mentre in poche occasioni capita a un adulto di cantare spontaneamente. Il canto agisce a più livelli: rieduca la respirazione, ha un effetto antistress, è un euforizzante naturale, e crea coesione nel gruppo. Le vocalizzazioni nello yoga sfruttano questa capacità di rilassamento.

Il teatro crea un’illusione, dove l’attore mette in scena qualcuno diverso da sé, e nel fare questo “mente per dire la verità”. Il cinema e la fotografia consentono di vedere sé stessi e di riconoscersi nell’atto artistico.

La letteratura può essere sfruttata sia come fruizione passiva dell’arte (biblioterapia), che come momento di produzione artistica (grafoterapia). Rientra tra queste esperienze anche la creazione di fiabe.

Arteterapia per la gravidanza

Durante la gravidanza può essere utile ritagliarsi un momento personale, per rilassarsi ed esplorare le proprie emozioni. Fare arte è un’attività che induce calma, rallenta il respiro, e favorisce uno stato meditativo. Gli ormoni del benessere (endorfine) liberati in questo processo favoriscono la circolazione placentare, aiutando la crescita fetale.

È un’attività particolarmente indicata per le gestanti ansiose, ipertese, con deficit della circolazione placentare, o ancora per riempire periodi di inattività dal lavoro o di riposo forzato, ma è consigliata a tutte le donne.

L’occorrente: blocchi di carta bianca, matite colorate, pastelli a cera, acquerelli, tempere ad acqua, pennelli. Sono sconsigliate le tempere a olio, che richiedono solvente e hanno un odore molto forte.

Si può iniziare con la tecnica più semplice, quella dello scarabocchio: si tracciano linee a caso, e poi si cercano delle immagini all’interno, da riempire con il colore. In un secondo momento si può cercare un significato personale e un’emozione, che corrispondono al disegno. Se non si trovano, non importa: quello che conta è il processo e non il risultato.

Un’altra tecnica è quella della creazione di mandala, disegni di forma circolare, all’interno dei quali si possono creare aree geometriche o altri tipi di immagini da colorare.

Si tratta di una forma artistica che origina dalla cultura tibetana: i mandala sono disegni fatti con la sabbia dai monaci buddisti, meravigliosi nella loro complessità, che vengono distrutti al loro completamento. I mandala possono essere fatti anche su un blocco di post-it, oppure su un blocco di carta bianca, su cui si traccia un cerchio per mezzo di un piatto, un compasso o a mano libera. Se si usano le matite, è consigliabile farli piccoli (ci si metterebbe troppo tempo a riempirli), se si usano tempere o gessetti si possono fare anche più grandi (le dimensioni ideali sono tra i 25 e i 28 cm).

Una forma particolare di arte per la gravidanza è il body painting:

la pancia diventa la tela su cui si possono dipingere immagini. Per la sua forma naturale, il mandala è l’immagine più adatta ad essere rappresentata, come da questo bellissimo blog dell’artista Marilena Censi, a cui appartiene l’immagine a fianco.

Una volta, una paziente con gemelli mi ha mostrato una fotografia della sua pancia, su cui era stato disegnato un cocomero, sembrava vero!

Qualunque tipo di arteterapia scegliate, può essere bello tenere un diario, ad esempio un blocco, dove i disegni sono riposti, ordinati per data. Vedere l’evoluzione nel tempo di forme e colori può aiutare a riconoscere un percorso di emozioni e significati personali.

Riferimenti
Arteterapia, l’arte che cura C Malchiodi Giunti 2007 (molto consigliato per gli esercizi in autonomia)
Arte-terapia Marc Mured Edizioni Red! 2005