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Il gozzo fetale è una rara anomalia, che consiste nell’aumento di dimensioni della ghiandola tiroidea.

Le cause sono legate fondamentalmente alla presenza di anticorpi materni stimolanti il recettore del TSH (morbo di Graves materno, con anticorpi ad alto titolo), che possono attraversare la placenta ed agire sulla tiroide fetale, stimolandola. In altri casi, il gozzo fetale può derivare dall’uso di farmaci antitiroidei da parte della madre, o può dipendere da una carenza di iodio, quasi ormai debellata dall’uso di sale iodato nelle regioni a rischio.

Ecograficamente, l’anomalia di per sé non è di facile diagnosi (in sezione sagittale si dovrebbe osservare un rigonfiamento sul collo), ma ci può essere il riscontro di segni indiretti, quali la presenza di polidramnios, se la tiroide è così grande da ostacolare la deglutizione fetale. Un altro segno ecografico può essere la tachicardia, analogamente a chi soffre di ipertiroidismo. La crescita fetale può essere rallentata. Con il color Doppler un gozzo fetale ipertiroideo apparirà diffusamente vascolarizzato.

Nei casi di gozzo fetale ipotiroideo, i segni potranno essere bradicardia, cardiomegalia, idrope.

La diagnosi differenziale si pone rispetto al teratoma del collo, una massa ad ecogenicità mista, e a crescita rapida.

Il gozzo fetale è solitamente una anomalia isolata, non si associa ad anomalie cromosomiche.

La gestione di questa condizione prevede:

  • ecografia di secondo livello
  • dosaggio ematico degli ormoni tiroidei e degli anticorpi antitiroide nella madre. Aggiustare la dosa di propiltiouracile (farmaco che inibisce la funzione della tiroide) può aiutare a far regredire il gozzo fetale.
  • eventuale risonanza magnetica fetale
  • parto in centro di terzo livello, in quanto il gozzo, se importante, potrebbe ostacolare le vie aeree. Inoltre, se il collo del feto è persistentemente iperesteso, può essere necessario il parto cesareo.
  • controllo pediatrico dopo la nascita.

La prognosi per il bambino è positiva: nella maggioranza dei casi il gozzo si risolve nei primi tre mesi dalla nascita, quando gli anticorpi materni vengono eliminati.