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La ventricolomegalia consiste nella dilatazione degli spazi ventricolari, che sono gli spazi liquidi all’interno del cervello. Essa coinvolge 0,8 su 1000 gravidanze circa.

Ecograficamente la misura dei ventricoli laterali (la zona posteriore si chiama atrio o trigono o ancora corno posteriore) è pari o superiore a 10mm. Oltre i 15mm si parla di idrocefalia.

Il range tra i 10 ed i 12mm è considerata una zona grigia, che comprende molti feti normali, ed alcuni patologici, e viene definita ventricolomegalia borderline.  L’esito della stessa dipende dalla progressione nel tempo: la maggior parte dei casi di ventricolomegalia borderline regredisce in utero o dopo la nascita, e non richiede cure particolari.

La ventricolomegalia è solitamente isolata, ma può associarsi a:

La gestione di questa condizione prevede:

  • ecografia di secondo livello, per escludere malformazioni associate
  • consulenza genetica
  • amniocentesi, soprattutto in presenza di altre anomalie
  • eventuale ricerca della mutazione L1CAM in caso di ventricolomegalia grave in feto maschio (idrocefalo X linked)
  • risonanza magnetica fetale, al fine di valutare la presenza di altre anomalie a carico del sistema nervoso centrale, non visibili ecograficamente (ad esempio zone di sofferenza ischemica, o difetti della formazione delle circonvoluzioni)
  • esami ematici materni per toxoplasma, rosolia, citomegalovirus, parvovirus, herpes virus
  • esame ematico materno per la ricerca di anticorpi antipiastrine nel caso di emorragia intracranica (alloimmunità materna simile a quella del fattore Rh)
  • consulenza con neurologo pediatra, al fine di discutere la prognosi, soprattutto nei casi più complicati.

La prognosi dipende dall’entità della ventricolomegalia, dalla sua evoluzione nel tempo e dalla presenza di anomalie associate.

La ventricolomegalia borderline, se isolata, ha una buona prognosi in più del 90% dei casi. Più raramente, può associarsi a difetti dello sviluppo psicomotorio.