Gli “Stati generali della natalità” sono un’iniziativa per riflettere sull’ “inverno demografico” dell’Italia e si sono tenuti a maggio 2023 nella terza edizione. Gli organizzatori ci parlano di un calo di nascite costante (576.000 nati circa nel 2008 e poi progressivamente a scendere fino ai 392.000 nati del 2022) e paventano un “futuro senza bambini”. Questi esperti (per lo più maschi, ed è stato invitato pure il Papa) si sono riuniti per capire come convincere le donne in età fertile a mettere a frutto il loro “dono”, vale a dire la capacità procreativa. Chiaramente non è necessario convincere gli uomini, che non sono i principali destinatari del discorso natalità. Il numero medio di figli per donna in Italia è 1,3 e questo non basta per pareggiare i conti tra il numero di nati e di morti, e soprattutto per pensare al futuro del welfare e delle pensioni.
Su questo tema in quanto ginecologa e medica delle donne vorrei fare alcune riflessioni pertinenti alla mia professione. Si fanno pochi figli per molti motivi, che vanno da aspetti di tipo sociale ed economico. Ma non mi dilungo su questo, perché ne hanno già parlato altri in modo più competente e approfondito.
Educazione sessuale obbligatoria
L’Italia è uno dei pochi paesi in cui l’educazione sessuale non è obbligatoria per legge. Tralasciamo i due miseri capitoli del libro di biologia dedicati alla riproduzione, anche perché quella non è educazione sessuale. Quando viene fatta educazione sessuale a scuola si parla di iniziative dei singoli insegnanti o presidi, che forniscono (di solito) poche ore di formazione, a volte con l’aiuto di esperti (ginecologi, psicologi), che prestano gratuitamente il loro tempo. Educazione sessuale non deve essere solo una lezione sui rischi della sessualità (come evitare gravidanze indesiderate e infezioni a trasmissione sessuale), ma una formazione sulla consapevolezza delle implicazioni affettive e relazionali che la sessualità include. L’educazione sessuale del terzo millennio deve parlare di identità di genere, orientamento sessuale, consenso e soprattutto di piacere. Potranno essere fatte delle riflessioni sull’uso delle nuove tecnologie e sulla rappresentazione dei corpi. Si dovranno scardinare anche gli stereotipi di genere, perché non siamo “squadra azzurra o rosa”, ma l’essere umano è più complesso di così. Soprattutto pensando a un periodo di vita, l’adolescenza, in cui si cambia e ci si affaccia al mondo degli adulti con tante domande.
I dati dell’Istituto Superiore di Sanità ci dicono che il vuoto di informazioni sulla sessualità viene colmato nel 85% dei casi da internet, dove i ragazzi trovano materiale non filtrato e spesso non adatto a loro. Il 40% si confronta tra pari, il 20% chiede in famiglia. Il 10% si rivolge al medico per domande sulla sessualità.
Come c’entra tutto questo con la natalità? Spieghiamo ai ragazzi che l’uso di un contraccettivo aiuta a preservare la fertilità, soprattutto se uso un contraccettivo di barriera (preservativo maschile o femminile). Molti giovanissimi non usano protezioni durante i rapporti penetrativi, con il rischio non solo di una gravidanza indesiderata, ma anche di contrarre infezioni a trasmissione sessuale. La Clamidia (solo un ragazzo o ragazza su 4 sa cosa sia) è asintomatica e dà segno di sé molti anni più tardi, quando magari si cerca una gravidanza che non arriva. La vaccinazione contro HPV a tutti i ragazzi e le ragazze, anche dopo i 12 anni, aiuta a prevenire questa infezione, che è stata messa in relazione con un possibile calo della fertilità.
Contraccezione gratuita
Facilitare l’accesso alla contraccezione rendendola gratuita può aumentare la consapevolezza verso la propria salute sessuale. Vuol dire che almeno una volta l’anno io devo andare dal medico o dall’ostetrica del consultorio, per parlare della mia salute e delle mie esigenze contraccettive, che nel tempo possono cambiare. Se viene resa gratuita la pillola ormonale, lo dovrebbe diventare anche il preservativo e la spirale (come già succede in Toscana per le persone sotto i 25 anni).
Educazione mestruale
Quante ragazze conoscono il proprio ciclo ormonale, se non si è nemmeno in grado di pronunciare la parola “mestruazione”? Spesso ci si ritrova dopo i 35 anni, quando si cerca un figlio, a informarsi per la prima volta su come funziona il proprio corpo. I ragazzi per conto loro sanno a malapena di cosa si tratta e quando mai i genitori parlano di mestruazioni con i figli maschi?
Dolore cronico femminile
Se venisse detto alle ragazze che il dolore mestruale non è normale, forse le persone affette da endometriosi non dovrebbero aspettare oltre un decennio per avere la diagnosi di questa patologia, che nel 30-40% dei casi compromette la loro fertilità. Sempre parlando di malattie invisibili, mettiamoci anche la vulvodinia e la fibromialgia, patologie che colpiscono prevalentemente il sesso femminile. Una donna che soffre di dolore cronico e che ha una patologia invalidante e non riconosciuta, difficilmente avrà desiderio di fare figli. Molte persone con cui mi trovo a parlare nel mio lavoro, non ne desiderano nemmeno uno.
Vaginismo e dolore sessuale
Il prezzo dei tabù sulla sessualità lo paga soprattutto la donna. La falsa credenza che il primo rapporto debba essere doloroso, in quanto iniziazione sessuale, di per sé genera contrazione pelvica e quindi dolore. Forse si dovrebbe insegnare alle ragazze che la verginità non esiste, che l’imene resta con noi anche dopo i primi rapporti penetrativi, che alcune donne nascono anche senza. Una donna con difficoltà sessuale è spesso una persona che è stata cresciuta con l’idea che il sesso sia una cosa sporca o che vada riservato all’unico grande amore della propria vita, perché altrimenti non è vero piacere. Una donna con difficoltà sessuali avrà meno rapporti penetrativi e se per tutta la vita ha associato il sesso a qualcosa di non piacevole, questo può portarla a desistere dal desiderio di un figlio. Alcune di loro arrivano alla fecondazione artificiale per impossibilità di un rapporto penetrativo, quando il desiderio di maternità è molto forte.
Educare alla fertilità
Ai ragazzi viene insegnato che l’età fertile femminile è tra i 12 anni (età media della prima mestruazione) e i 50 anni. C’è la percezione vaga e astratta di un orologio biologico femminile, di cui si è parlato poco e male. I giovani adulti dovrebbero sapere che la fertilità femminile è ottimale fino a 35 anni, ma poi tende a ridursi, con un calo drastico dopo i 40 anni. La probabilità di concepimento per un rapporto in fase ovulatoria è del 30% circa per una trentenne e del 10% per una quarantenne, per poi ridursi complessivamente a meno del 5% oltre i 43 anni. La fecondazione assistita può aiutare le coppie infertili per varie cause, ma non riporta indietro l’orologio biologico. Affrontare un percorso di fecondazione assistita oltre i 42 anni spesso vuol dire ricorrere all’ovodonazione, quindi alla donazione di gamete femminile. Esiste la possibilità di crioconservare i propri ovociti, ma è una procedura costosa, invasiva e che viene passata gratuitamente solo in certe regioni e a certe condizioni (per esempio in Toscana nelle pazienti oncologiche e endometriosi III/IV stadio).
Visita andrologica
Esiste anche un orologio biologico maschile, e i valori spermatici iniziano a declinare in modo lento e progressivo dai 40 anni. Sarebbe una bella idea offrire una visita andrologica gratuita a tutti i ragazzi di 18 anni, per intervenire il prima possibile su patologie, correggibili se diagnosticate per tempo. Includiamo anche i ragazzi nel discorso sulla salute sessuale e riproduttiva.
Procreazione assistita
Invece di tormentare chi non vuole figli o chi abortisce, la politica si potrebbe impegnare a stanziare più fondi per la procreazione assistita (PMA), in modo da aiutare chi ne vuole e per vari motivi non riesce ad averne. Il fattore tempo è molto importante, soprattutto perché si arriva a questi percorsi dopo molti anni di ritardo e per la relazione tra età e fertilità femminile a cui ho già accennato. Accorciare la lista di attesa dei trattamenti può migliorare le probabilità di successo soprattutto per chi non si può permettere il regime privato. E magari si potrebbe anche rivedere la legge 40/2004 e allargare la possibilità di accesso alla PMA a persone single o in coppia omosessuale.
Per chi invece sceglie la strada dell’adozione, si potrebbe semplificare le lunghe vie burocratiche per l’adozione nazionale e internazionale e offrire un sostegno anche economico alle famiglie.
Contrasto alla violenza di genere
Alcuni partiti della maggioranza di governo non hanno aderito alla Convenzione di Istanbul sulla violenza di genere. Avere un partner violento non invoglia ad allargare la famiglia. Un femminicidio ogni 2 giorni non è frutto del raptus del momento, ma è una vera emergenza sociale ed educativa e indica la necessità di un cambiamento culturale profondo.
Violenza ostetrica
Fa parte della violenza di genere anche la violenza ostetrica, che riguarda comportamenti percepiti come violenti da parte del personale sanitario, per esempio procedure illegali (come la manovra di Kristeller) o eseguite senza consenso, medicalizzazione non necessaria o veri e propri insulti. Il 5% delle donne che hanno partorito sviluppa un disturbo post-traumatico da stress e il trauma psicologico legato al parto può essere un forte deterrente alla ricerca di nuove gravidanze. Avendo sentito parlare di violenza ostetrica, alcune donne possono avere il timore di una gravidanza per non trovarsi in questa situazione (la paura della gravidanza e del parto si chiama tocofobia) oppure a scegliere di partorire in condizioni meno sicure, come per esempio al di fuori dell’ospedale o addirittura senza assistenza. Restituire un’immagine meno edulcorata e più realistica del parto e della maternità può aiutare le persone ad adattarsi e a vivere meglio questo cambiamento così importante. Inoltre, è in corso un movimento @ancheame che parte dai social e che si prefigge lo scopo di realizzare una proposta di legge, in modo da prevenire comportamenti scorretti da parte del personale sanitario e tutelare le partorienti nei loro diritti di salute.
Ecologia
Infine, se la politica muovesse investimenti verso le fonti di energia rinnovabili e si riuscisse a ridurre il livello delle sostanze inquinanti nell’ambiente, questo aiuterebbe la popolazione a essere più fertile e sana nel lungo periodo. Molte sostanze inquinanti hanno anche effetti ormonali, che influiscono in modo negativo sulla fertilità maschile e femminile. L’inquinamento è stato correlato con patologie come endometriosi, tumori ginecologici, menopausa precoce. Ultimamente si sta studiando l’effetto delle microplastiche: questo inquinante è stato trovato anche in posti ritenuti incontaminati, come il ghiaccio dell’Antartide, finisce nella nostra catena alimentare ed è stato riscontrato persino nella placenta e nel latte materno (ne parleremo in un prossimo articolo).
Approfondimenti
Rapporto fertilità dell’Istituto Superiore di Sanità
Sesso e volentieri è il mio podcast di educazione sessuale, pensato per persone dall’adolescenza in poi. Ascoltalo cliccando qui sotto.
“La via della fertilità. Un viaggio alla ricerca del tuo bambino” della dr.ssa Valeria Valentino è il libro da leggere e regalare per avere informazioni sulla propria fertilità, adatto dai 18-20 anni in sù.
Ascolta la mia lezione “Stili di vita e fertilità femminile” per l’Università di Firenze