La gestosi o pre-eclampsia consiste nella comparsa di ipertensione materna (>140/90), proteinuria ed edemi oltre le 20 settimane di gestazione.
La gestosi va distinta da:
Si ipotizza che la gestosi sia una patologia multiforme. Sembra, infatti, che vadano distinte due situazioni: la gestosi nel pretermine, quasi invariabilmente associata a ritardo di crescita e segni ecografici di insufficienza placentare, e la gestosi a termine.
La gestosi a termine è un quadro ancora più subdolo, in quanto può colpire non solo donne in attesa di bambini piccoli per l’epoca gestazionale, ma anche di bambini molto grandi (macrosomia fetale). In effetti, si pensa che la gestosi e il diabete siano patologie che si possono associare tra loro. I rischi fetali legati alla gestosi (prematurità, morte in utero) fanno sì che sia particolarmente importante cogliere i primi sintomi di questa patologia, non sempre facilmente identificabile, se non, talora, quando è ormai troppo tardi.
Questo per ribadire l’importanza della prevenzione, che parte dall’identificazione dei casi a rischio, per poterli seguire in modo dedicato.
I rischi della gestosi si distinguono in
1- Rischi materni:
nella pre-eclampsia grave (pressione superiore a 160/110), soprattutto nella sindrome HELLP (acronimo che sta per emolisi, aumento delle transaminasi, diminuzione delle piastrine), può essere necessario un monitoraggio intensivo dei parametri vitali materni in regime di ospedalizzazione. Problemi di tipo coagulativo, innescati dalla gestosi, possono richiedere trasfusioni di plasma e piastrine.L’eclampsia rappresenta la forma più grave per la madre, in cui si verificano convulsioni. Nel mondo, l’eclampsia è la terza causa di morte materna (dopo emorragia postpartum ed infezioni). L’eclampsia richiede un rapido espletamento del parto, una volta stabilizzate le condizioni della paziente. Taglio cesareo. Molte donne dopo la gestosi sviluppano una ipertensione cronica.
2- Rischi fetali:
durante la gravidanza: ritardo di crescita, prematurità iatrogena (=i medici stabiliscono che la gravidanza non può proseguire), morte in utero, distacco di placenta.
al momento del parto: nei casi di insufficienza placentare il feto spesso non è in grado di sopportare lo stress del travaglio. Molti casi di ritardo di crescita, soprattutto nel pretermine, vengono fatti partorire tramite taglio cesareo. Nel ritardo di crescita a termine, la via vaginale può essere praticabile, sotto monitoraggio continuo, in situazioni ostetriche favorevoli (testa bassa, collo dell’utero morbido e raccorciato).
nell’età adulta: durante la vita fetale avviene una programmazione metabolica dei tessuti, che condiziona una situazione di insulino-resistenza. Nell’età adulta questo si può tradurre in aumentato rischio di sindrome metabolica, con diabete tipo 2, ipertensione, maggior rischio cardiovascolare. Le bambine nate da gravidanza con gestosi hanno un maggior rischio di avere a loro volta la gestosi in una futura gravidanza.
La stima del rischio di gestosi
può essere effettuata tramite la flussimetria delle arterie uterine. Un mancato adeguamento circolatorio entro le 22-24 settimane può associarsi ad una maggiore probabilità di gestosi. La Fetal Medicine Foundation ha messo a punto un software per il calcolo del rischio di questa patologia nel primo trimestre, quando viene eseguito il test combinato. L’esame prevede, oltre alla valutazione della translucenza nucale, la misurazione della pressione arteriosa materna più volte alle due braccia, associata alla flussimetria delle arterie uterine e al dosaggio ematico di alcune proteine placentari (PAPP-A e PlGF), che diminuiscono nelle gravidanze a rischio di gestosi. La PAPP-A è un fattore correlato all’IGF (insulin growth factor), un fattore importante per la crescita placentare e fetale. Il PlGF (placental growth factor) è una proteina correlata al VEGF (vascular endotelial growth factor, regola l’angiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi), e ha la funzione di modularne in senso positivo la funzione. E’ di interesse il fatto che alcune forme di PlGF sono in grado di legare l’eparina. Gli ultimi lavori riportano una detection rate del 90% circa dei casi di preeclampsia ad insorgenza precoce, 80% dei casi ad insorgenza intermedia e del 60% dei casi ad insorgenza tardiva, con il 5% di falsi positivi. L’esame per la stima del rischio di gestosi può essere eseguito da operatori accreditati dalla Fetal Medicine Foundation.
Prevenzione della gestosi
Non è ancora ben chiaro come si possa poi intervenire nei casi a rischio. Una terapia molto promettente sembra essere l’eparina a basso peso molecolare: al di là della sua funzione anticoagulante, ben nota, sembra che questo farmaco possa inibire il sistema del complemento, che è costituito da una serie di molecole, attivate dai fenomeni infiammatori. Agire nelle prime fasi della gravidanza, comporterebbe una maggiore efficacia terapeutica, mediante un effetto mirato proprio nel momento in cui avviene l’invasione trofoblastica più profonda delle arterie spirali, requisito indispensabile per una corretta placentazione (vedi sezione placenta).
Riconoscere i primi sintomi di gestosi è essenziale, al fine della prevenzione di alcune complicanze. Rimando al mio blog medicitalia. Sintomi sospetti sono gonfiore di piedi, mani e volto, da riferire prontamente al medico: cefalea, dolore alla bocca dello stomaco, scotomi (si vedono le “stelle”).
Vedi anche la sezione su placenta e patologia ostetrica, essenziale per comprendere perchè insorge la gestosi. Entrambi gli argomenti sono tratti dal libro Placental bed disorders: basic science and its translation to obstetrics. Edited by R.Pijnenborg, I.Brosens, R.Romero. Cambridge University Press, 2010.
Argomenti correlati
Screening per la gestosi e il ritardo di crescita