“Nessuno sa di noi” è il nuovo libro di Simona Sparaco, e rappresenta un successo editoriale, a mio parere sorprendente, vista la moralità rigorosa che caratterizza alcuni ambienti nel nostro paese. Un paese in cui alcuni vorrebbero negare la libertà di scelta e cancellare la legge 194/78, in realtà mai messa in discussione, nemmeno dal famoso referendum degli inizi degli anni 80, respinto a furor di popolo.
E in questo libro non si parla di aborto volontario (cioè entro il 90° giorno di gravidanza), nè di quello terapeutico (entro il 180° o comunque entro il periodo di vitalità del feto), ma addirittura di feticidio, una pratica vietata dalla legge italiana, ma disponibile (con costi elevatissimi) presso cliniche private all’estero. Oltre le 21 settimane, il feto è potenzialmente vitale al di fuori del corpo materno, per questo è necessario praticare una iniezione di cloruro di potassio direttamente nel cuore, sotto guida ecografica. Il cuore si ferma, ed il giorno dopo vengono stimolate le contrazioni del parto.
Il libro della Sparaco ci porta dentro questo dramma, al di là di ogni giudizio, e lo fa con un realismo e una profondità di sentimento sconvolgente. La voce narrante è di Luce, la madre di Lorenzo, un bambino (o feto, come lo chiamerebbe la medicina) affetto da una rara forma di displasia scheletrica (nanismo), che può comprometterne la probabilità di sopravvivenza, o comunque di una vita normale. Luce e Pietro, suo marito, attraversano l’inferno di una genitorialità negata, e per sempre mutilata del suo sogno più bello. Una scelta che non è una scelta, un orribile scherzo del destino e una sfortuna, che, si sa, capita a pochi, ma a qualcuno alla fine tocca.
Quanto è dura accettare sè stessi, e quanto è dura riuscire a non sottoporsi al giudizio della famiglia, e, ancora peggio, degli altri. Quanto è dura amare un figlio non perfetto, che sia nato o meno. Quanto è dura ritrovarsi coppia dopo aver attraversato insieme l’inferno, e non perdersi per strada, come se si fosse conservato un minuscolo filo di Arianna, sottile come la tela di un ragno.
Non so se questo possa essere un libro adatto da leggersi durante la gravidanza, ma lo è sicuramente dopo una perdita di un figlio, come testimonianza di un sentimento condiviso ed universale, che spezza le catene della solitudine.