A cura di dr.ssa  psicologa e psicoterapeuta

La gravidanza è fra i momenti più significativi e speciali della vita di una donna, per questo sarebbe utile prepararsi per vivere al meglio questo periodo così intenso e delicato, spesso contrassegnato da fragilità e vulnerabiltà, soprattuto emotiva.

Il ruolo importante delle emozioni

La gestazione attraversa tre fasi: i primi tre mesi, i tre successivi, e i rimanenti che conducono al parto. Per ciascuna di esse fisicamente e psicologicamente si attraversa un naturale percorso fatto di molteplici mutamenti collegati ad una vasta gamma emotiva.

Tre fasi per una nuova organizzazione mentale e pratica. Nuovi interrogativi, eventuali soluzioni o accettazioni solleciteranno risposte emotive per favorire una nuova consapevolezza.

Il primo trimestre rappresenta un periodo molto particolare, l’“idea” di diventare madre diventa sempre più concreta e genera la necessità di creare un nuovo spazio, non solo fisico ma, anche mentale, che accolga ed elabori questa straordinaria novità. In termini psicologici si attraversa il delicato momento in cui si genera il ruolo materno: la figlia diventa anche madre. Giorno dopo giorno la complessità di questo importante momento si dischiuderà integrando e arricchendo la consapevolezza della futura mamma.

È il periodo in cui dal fisico non è possibile cogliere i segni di questo grande mutamento, ma allo stesso tempo nel fisico si generano una molteplicità di cambiamenti, specie ormonali, che spesso producono repentini sbalzi dell’umore. In queste fasi è probabile sperimentare un sentimento di vulnerabilità che è necessario riconoscere e vivvere nel pieno di ciò che porta e comporta. Le emozioni che in questo periodo è spossibile sperimentare sono molteplici e potrebbero manifestarsi in maniera dicotomica: gioia/paura, serenità/ansia, euforia/terrore.

Non scacciare le emozioni ascoltale

In questi casi è importante sentirsi consapevoli delle proprie emozioni, sono tutte leggittime. É normale sentirsi euforiche, perchè sta per avvenire un importante cambiamento nella propria vita ma, allo stesso tempo è naturale sentirsi anche impautite da tutto ciò. Condividere le proprie emozioni ne facilità la gestione.

Nei primi tre mesi è più probabile che si verifichino episodi di aborto spontaneo e ciò potrebbe generare ansia circa la salute del proprio bambino alimentata dall’impossibilità di poter controllare questa eventualità. Anche in questi casi, diventa utile poterne parlare con qualcuno: il proprio partner, il proprio specialista, la propria mamma, o con persone che in quel momento vivono la medesima esperienza; in alcuni casi potrebbe rivelarsi utile sbrogliare il nodo emotivo con uno psicologo. È importante riconoscere le proprie emozioni per essere più consapevoli dei propri vissuti. Elaborare e riconoscere i propri sentimenti ci rende più sicure. Le peculiarità del primo trimestre di gravidanza cominceranno a sfumare per cedere il posto alla fase successiva, non meno importante.

Nel secondo trimestre si assiste ad una specie di assestamento: l’idea del diventare mamma ha trovato il suo spazio mentale e comincia a crescere attraverso le aspettative e le speranze. In questi mesi, a differenza dei primi tre, è meno probabile che si verifichi un aborto spontaneo e l’ansia sposta il suo tema dall’impossibilità di controllare alcuni eventi verso la paura di essere all’altezza del compito.

La coppia genitoriale

A questo punto è utile ricordarsi del concetto di genitorialità inteso come percorso comune di entrambe le figure parentali. La neo mamma dovrà imparare a individuare nel padre del nascituro il suo valido aiuto affinchè questo possa diventare sin da ora il suo supporto, il suo appoggio, colui con il quale baserà un progetto comune di genitorialità. Dividere le proprie preoccupazioni significa diluirle. Esternare e parlare della preoccupante nuova responsabilità ne facilità il controllo. Da qui si cede il posto a quelli che saranno gli ultimi tre mesi.

Nel terzo trimestre è probabile che si esperiscano nuove sensazioni di fragilità come finestre dalle quali l’ansia potrebbe riaffacciarsi: il proprio corpo manifesta sempre di più il suo mutamento e con il procedere delle settimane e dei mesi alcuni movimenti diventano più difficoltosi. Ciò potrebbe generare la paura per la predita del controllo del proprio corpo. A rinvigorire questo timore vi è il pensiero dell’imminente parto, anch’esso facilitatore dell’ ideazione del non controllo. Sono molte le incognite legate al parto che possono innescare vissuti d’ansia: …sarà molto doloroso? Quanto durerà? Avverrà nel modo in cui l’ ho immaginato?… poi c’è il timore che le proprie aspettative circa il nascituro possano distanziarsi molto dalla realtà. Accarezzare l’ipotesi di poter partorire una creatura con qualche tipo di problematica può portare la neo mamma a sperimentare un’intensa ansia. Durante l’ultima fase della gestazione, questi ed altri aspetti potrebbero far parte del vissuto della futura mamma, le emozioni correlate a ciasuno di essi agiscono come valvole di sfogo, evitano una compromettente compressione, ecco perchè riconoscerle, ascoltarle e poi condividerle diventa importante.

Come abbiamo avuto modo di comprendere, i vissuti e le emozioni che possono sperimentarsi in tutte le fasi appena esposte sono molteplici e più o meno intensi, ma tutto questo è sano e naturale.

Il periodo della gravidanza porta con sè molti cambiamenti e la necessità di una nuova organizzazione. Per ciascuna donna l’esperienza della gestazione è molto soggettiva, ciò dipende da diverse variabili: è il primo figlio? Attorno alla gestante c’è una buona rete che possa aiutarla e sostenerla? Quale è la sua età? In ultimo, ma non per importanza, bisogna tener conto della struttura di personalità della furtura mamma che determina la narrativa di questo importante capitolo della propria vita.

Come psicologa consiglio sempre di aderire ai gruppi preparatori ideati per questo importante periodo che aiutano a comprendere meglio tutte le fasi della gravidanza fino all’atto del parto. É molto importante incontrare persone che stanno affrontanto la medesima esperienza, parlare e condividere con loro le gioie, i dolori e le perplessità. Il contesto di repicproco scambio favorisce, inoltre, un’apertura verso ideazioni, visioni e considerazione nuove, mai ponderate prima.

Non possiamo conoscere a pieno un’esperienza prima di averla vissuta, ma possiamo prepararci al meglio per affrontarla. Le perplessità e i dubbi, a volte, possono generare paura ed ansia, ma domandare, confrontarsi e chiarire trasformano l’incerto in conoscenza e consapevolezza.

Trovo utile, inoltre, consigliare a tutti, e soprattutto alle gestanti, di imparare ad ascoltare il proprio corpo, il quale non smette mai di inviare segnali, in tal modo diventa più semplice gestirlo. Ci sono alcune semplici tecniche di rilassamento incentrate sulla respirazione che possono diventare ottimi strumenti per poter monitorare i propri stati d’ansia. Grazie a piccoli esercizi è possibile imparare a regolare i propri stati emotivi generando un giovamento attraverso un sano rilassamento.

Abbiamo visto le varie fasi della gravidanza nei suoi diversi momenti, ciascuno dei quali porta con se legittime paure e timori che, se affrontati nella giusta maniera, possono rivelarsi portatori di tutte quelle risorse presenti in noi, ma che spesso non riusciamo a riconoscere come tali.

 

dr.ssa Margherita Lardo

Contatti: studiolardo[at]gmail.com